Un mattino di autunno: l’aria è umida, il sentiero è coperto di foglie e una cesta di vimini pesa sulle braccia di chi torna dai boschi. Quel rumore di passi su muschio e aghi è la scena che divide due visioni: chi fa trekking per il paesaggio e chi cammina anche per riempire la cesta. Ma il nodo pratico è concreto: in molti territori la ricerca dei funghi è regolata, e chi si avventura senza informazioni rischia di trovare più problemi che porcini. Lo raccontano i tecnici dei parchi e chi frequenta i sentieri: occorre saper dove andare, cosa cercare e quali limiti rispettare.
Dove cercare al nord
Al nord la varietà dei paesaggi si traduce in altrettante possibilità per i fungaioli: dalle conifere delle Alpi ai faggi degli altopiani. In Valle d’Aosta i boschi di La Thuile e le zone intorno alle cascate del Lutor sono segnate come luoghi proficui per porcini e finferli, con una soglia di raccolta spesso contenuta, in molti casi intorno a 1 kg a persona. In Trentino-Alto Adige spiccano la Val di Non, il Lago di Molveno e i rilievi della Paganella; qui si trovano prataioli, gallinacci e porcini, ma la Provincia di Trento impone limiti giornalieri e fasce orarie precise.
Nel Friuli Venezia Giulia il Tarvisiano e le valli di Tolmezzo richiedono una specifica autorizzazione: è un aspetto normativo che molti sottovalutano, soprattutto i visitatori occasionali. In Veneto le foreste del Cadore, il Cansiglio e gli altopiani di Asiago rappresentano un vero regno del fungo, mentre in Lombardia aree come la Valtellina, la Val Brembana e l’Alta Brianza sono accessibili anche da chi parte da Milano.
Un dettaglio che molti sottovalutano: in diverse aree la raccolta è vietata in orari notturni e possono esserci limiti diversi tra comuni confinanti. In Liguria, oltre a Sassello, ci sono zone vicine a Genova come Bargagli che spesso vengono indicate dagli appassionati. In Emilia-Romagna le valli appenniniche — dalla Val di Taro al Trebbia — contano anche la Strada del Fungo Porcino, con regolamenti regionali che fissano precise quantità massime da rispettare.

I boschi centrali e le regole da seguire
Nel centro Italia il paesaggio muta rapidamente e con esso le specie fungine: castagneti e lecceti custodiscono porcini diversi rispetto ai boschi di querce della costa. La Maremma toscana è conosciuta per i porcini profumati lungo le strade boscose tra Civitella Marittima e Roccastrada; verso il Monte Amiata, i castagneti contengono specie come Boletus reticulatus e Boletus aereus. La raccolta è consentita nei terreni non coltivati e spesso ci sono regole su orari e su esemplari immaturi — un aspetto che le guide locali segnalano con insistenza.
Le Marche offrono montagne ricche, dal Monte Catria al Monte Nerone, con tradizioni locali legate ai cosiddetti pinaroli. Qui la soglia giornaliera è generalmente fissata intorno ai 3 kg per persona e, in alcune aree protette, bisogna informarsi sulle restrizioni. In Umbria i Monti Martani, il Subasio e zone come Montebibico e Pompagnano segnano una rete di boschi fruttuosi; la normativa regionale consente la raccolta dall’alba al tramonto, con limiti quantitativi che in certe aree arrivano fino a 4 kg.
Nel Lazio, aree come il Terminillo e i Monti Simbruini offrono buoni esemplari, mentre in Abruzzo la Marsica e i Monti della Laga sono noti per le escursioni fungine; la regione impone talvolta misure minime di diametro per evitare la raccolta di esemplari immaturi. Un dettaglio che molti notano solo in questi contesti montani: l’escursione per funghi implica spesso passaggi esposti e cambi rapidi di tempo, per questo conviene pianificare l’itinerario con mappe locali e informazioni dei parchi.
Sud e isole: territori e limiti
Al Sud la composizione dei boschi cambia ma la ricchezza non manca. In Campania i boschi del Cilento e le zone dell’Irpinia (dove si trovano anche tartufi) sono frequentati dagli appassionati: la regione impone limiti a 3 kg per persona e richiede spesso la pulizia del fungo in loco. In Basilicata i sentieri intorno a Potenza e Aliano sono segnalati come buoni punti di ricerca; le regole locali variano e conviene informarsi prima di partire.
La Puglia non è la prima regione che viene in mente per i funghi, però la Murgia e il Salento producono Cardoncello e specie locali note come Marieddhri. Anche qui vige un limite comune di circa 3 kg al giorno. In Calabria il Parco della Sila e l’Aspromonte sono riconosciuti per la quantità e la diversità: porcini e molte altre specie rendono l’area particolarmente apprezzata dagli esperti.
Sulle isole, la Gallura in Sardegna è spesso indicata come paradiso dei funghi: prataioli, ovuli, porcini e gallinacci figurano tra le specie più ricercate, con un tetto regionale che in alcuni casi arriva a 4 kg per i funghi epigei. In Sicilia il versante dell’Etna e i Nebrodi offrono collezioni interessanti; anche qui il limite può essere di 4 kg giornalieri e la conformazione dei rilievi richiede attenzione al meteo in quota. Un fenomeno che in molti notano: nei territori meridionali la raccolta è spesso legata a tradizioni locali e mercati stagionali.
Un ultimo elemento pratico: prima di partire controllate sempre le norme regionali e comunali, rispettate i limiti di peso e l’orario di raccolta, e ricordate che il controllo della commestibilità spetta agli esperti. Così il ritorno dalla montagna resta un’immagine concreta: cesta piena, segni di fango sulle scarpe e la consapevolezza di aver seguito regole che salvaguardano il bosco e chi lo frequenta.
